Il conflitto e la giustizia per Stuart Hampshire

Una delle prime impressioni che ho avuto leggendo questo piccolo ma intenso libro di Stuart Hampshire “Non c’è giustizia senza conflitto” (o meglio secondo il titolo originario “Giustizia è conflitto”), è stata l’assenza della parola tolleranza, pur parlandone indirettamente in tutto il libro e in maniera estesa e convinta.
Era dai tempi delle letture di Voltaire che non leggevo un autore, (escludendo John Stuart Mill, di cui mi sono occupato nel primo articolo di questo blog) che avesse non soltanto un’alta considerazione teorica del valore della tolleranza, ma che ne dimostrasse altresì l’indispensabile necessità per l’umanità intera, con un ragionamento ampio e articolato. Continua a leggere

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Le reti di Montesquieu

Montesquieu è conosciuto più che altro per “Lo spirito delle leggi” (“L’esprit des lois” condannato dai gesuiti e messo all’Indice) o per le “Lettere Persiane” e per il principio di separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, fondamento teorico alla base delle democrazie rappresentative attuali.
Quando ho iniziato quindi a leggere i suoi “Pensieri”, non credevo di aggiungere altro a quanto già conoscevo su questo autore.
Invece scopro un grande classico del libero pensiero, meritevole, come tutti i classici, di approfondimento e di lettura critica.

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La giusta disobbedienza di Thoreau

Strano tipo questo Thoreau: per due anni esatti (incominciando dal giorno della Dichiarazione di Indipendenza americana cioè il quattro di luglio) visse in perfetta solitudine per due anni, giusto il tempo di dimostrare con il libro “Walden ovvero la vita nei boschi” come l’uomo può vivere con pochi mezzi in mezzo alla natura.
Thoreau però è famoso anche per aver scritto un altro piccolo saggio, un classico del libero pensiero: “Sulla disobbedienza civile”.
Si legge in poco tempo e contiene alcuni spunti di riflessione interessanti e direi ancora attuali e meritevoli di una approfondita lettura critica.

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Il pensiero polivalente di María Zambrano su Nietzsche

“Verso un sapere dell’anima” può essere considerato come il pensiero polivalente di María Zambrano: così in quarta di copertina si definisce questa poliedrica opera edita da Raffaello Cortina Editore. Si tratta di una serie di pensieri su svariati argomenti, principalmente filosofici.
Il meno filosofico di questi “Perché si scrive” è anche uno dei più interessanti e meritevole di una lettura critica.
In particolare un passo mi sembra adatto allo spirito di questo blog:
C’è uno scrivere parlando, quello che scrive ‘come se parlasse’, e già questo ‘come se’ deve farci diffidare, poiché la ragione d’essere qualcosa deve essere ragione d’essere questo e questo soltanto. Fare una cosa ‘come se fosse’ un’altra la impoverisce e le sottrae tutto il suo significato, ponendo in dubbio la sua necessità“.

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Il taccuino di Cioran

Immaginare Cioran passeggiare insonne a Ibiza è davvero un’idea bizzarra, considerato cosa è oggi questa isola delle Baleari e la misantropia leggermente ipocondriaca che caratterizzava il suo carattere.
Eppure ne “Il Taccuino di Talamanca” emerge un Cioran ancora una volta disorientante, come spesso sa esserlo questo “filosofo sui generis”, come non si sarebbe mai definito.
In ogni caso possiamo senz’altro definirlo un libero pensatore e un acuto osservatore.
Come si può immaginare Cioran in vacanza, lui che si definiva costantemente una sorta di flãneur notturno allergico al lavoro?

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La ri-Costituzione italiana

Le Costituzioni nascono per stabilire dei principi generali, fondamentali, di uno Stato.
Un vero faro per tutte le leggi che successivamente si inseriranno in questa cornice giuridica (se la consideriamo “costituzione materiale”) ovvero un equilibrio dinamico dei poteri di gruppi (se la consideriamo espressione di una società costantemente in evoluzione).
Quest’anno, come ormai tutti sanno, ricorre il 150esimo compleanno dell’Unità d’Italia ed è tutto un fiorire di iniziative e di polemiche politiche che testimoniano, di fatto, la divisione in cui si contorce un paese in bilico tra la sopravvivenza e il declino, ma che possono considerarsi, bene o male, come delle riflessioni sui principi fondanti di una Nazione e quindi sulla Costituzione.
L’analisi critica che volevo fare è una lettura non giuridica ma politica o meglio, come è usuale in questo blog, un esercizio di libero pensiero, senza pregiudizi.

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Edgar Morin e la sua testa ben fatta

Il titolo del libro di Morin deriva da una frase di Montaigne: “E’ meglio una testa ben fatta piuttosto che una testa ben piena” e vuole sottolineare che l’importanza della cultura e dell’educazione non risiede nella mera accumulazione quantitativa dei saperi, ma nel determinare un’attitudine generale a porre e trattare i problemi, nel saperli collegare e organizzare.
L’autore affronta il legame tra vita e educazione e propone, come dice il sottotitolo del libro, una riforma dell’insegnamento e una riforma del pensiero: un tema sicuramente interessante ma controverso soprattutto quando entra nella sua fase realizzativa. Continua a leggere

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Il genio ebraico

Jerome diventa un genio” non è titolo da libro che normalmente avrebbe attratto la mia attenzione. Troppo commercialmente “moderno” ovvero leggero ovvero inutile.
Eppure non ho avuto esitazioni nel comprare questo libro di Eran Katz: univa in un sol colpo cultura ebraica e genialità.
Il primo tema iniziava ad interessarmi sempre più; il secondo mi ha sempre interessato: la miscela era troppo ghiotta per passarne indenne. Continua a leggere

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Wollstonecraft: un’eroina moderna

Mary aveva partorito da poco -solo dieci giorni- quando morì.
Aveva partorito quella che sarebbe diventata una delle letterate più famose di tutti i tempi, l’autrice di Frankestein ovvero del nuovo Prometeo.
Opera conosciuta (ingiustamente, visto che si tratta di un vero classico letterario!) solo per il bel film di James Whale del 1931 e per le successive rappresentazioni, non soltanto cinematografiche.
Anche essa di nome faceva Mary, cognome Godwin, ma conosciuta per il cognome del poeta marito: stiamo parlando di Shelley.
La vita tumultuosa di Mary Shelley, una biografia tutta da scoprire ( Mary Shelley- Wikipedia ) nasce probabilmente proprio nel sangue della madre morta, Mary Wollstonecraft, poco conosciuta, ingiustamente, al grande pubblico, ma considerata da più- a cui mi associo- l’antesignana del femminismo.

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La modernità di Einaudi tra mercato e cultura

Se si vuole avere un’idea del funzionamento del mondo editoriale moderno non si può prescindere da quello che è considerato come una sorta di classico del settore: il libro di Severino Cesari, basato su un lungo e articolato colloquio con Giulio Einaudi, figlio tra l’altro dell’ex presidente della Repubblica italiana.

Merita senz’altro la sua “fama” tra gli addetti ai lavori…in particolare celebre è la sua distinzione, tutt’ora valida, tra “editoria si” e “editoria no”.

“Editore si” è chi  “invece di andare incontro al gusto del pubblico introduce nella cultura le nuove tendenze della ricerca in ogni campo, letterario artistico scientifico storico sociale, e lavora per fare emergere gli interessi profondi”. Continua a leggere

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La liricità del pessimismo in Cioran

Parlare di Cioran significa parlare di una scoperta personale. La scoperta di uno stile, di un pensiero lucidamente arguto, mai scontato, estremo fino all’insostenibile.

L’incontro, del tutto casuale, è avvenuto in una libreria, dove in evidenza c’era un piccolo libro dell’Adelphi “Storia e utopia“: un titolo che sembrava fatto apposta per i miei interessi di quel periodo. Leggo qualche pagina: trovo un mondo riassunto in poche righe; dei bagliori improvvisi, illuminanti, inaspettati. Mi incuriosiscono anche i titoli degli altri libri, indicati nel risvolto di copertina: leggo “Il Funesto demiurgo”, “Sillogismi di amarezza”.

Se un libro può indicare un talento, tre incominciano a rilevare una genialità. Mi affascina ma mi lascia anche un po’ perplesso: Cioran è disarmante, un pessimista assoluto, senza compromessi, senza via di uscita. Continua a leggere

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Il liberalismo estremo di John Stuart Mill

Mill, Sulla libertà, BompianiHo dedicato questa estate alla lettura di uno di quei libri a cui l’etichetta di classico sembra incollata in maniera indelebile: Sulla libertà di J.S. Mill, Bompiani testi a fronte, Milano, 2000.

Leggo, prima di sprofondare nel testo, la breve biografia di Mill e…sorpresa: Mill era un genio.

Esagero? A tre anni imparò il greco, il latino a otto, a sette anni legge l’intera opera di Erodoto, i sei dialoghi di Platone e poi Aristotele, Platone e compagnia bella. A tredici anni legge i Principles di Ricardo e ne discute direttamente con l’interessato, visto che è anche un amico del padre. Padre che, come normale che sia quando si è al cospetto di un genio precoce, è molto attento all’educazione del figlio e ne prepara rigorosamente la strada verso l’eternità. Anche se ottenuta al costo di una “profonda depressione” che l’accompagnerà per buona parte della sua vita. Continua a leggere

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