La Speranza, tra Morin e Hessel

Hessel_MorinEdgar Morin e Stéphane Hessel non hanno bisogno di presentazioni.

Almeno credo…visto che uno degli articoli più letti di Letture Critiche è proprio quello scritto su Edgar Morin, mentre Hessel ha avuto un enorme successo (si parla di quattro milioni di copie in tutto il mondo) con un pamphlet di trenta pagine dal titolo evocativo “Indignatevi!” pubblicato nel 2011, quindi qualche mese prima di morire (febbraio 2013) alla rispettabile età di 95 anni.

Due personaggi straordinari, Morin e Hessel, con diverse affinità: quasi coetanei (rispettivamente classe 1921 e 1917) hanno praticamente attraversato la Storia, più che la vita.

Non tutti sanno che Morin era un nome di battaglia, utilizzato durante la Resistenza contro i nazisti, che ha preferito mantenere fino ai giorni nostri (il suo vero nome è Edgar David Nahoum, di chiara origine ebrea, sefardita nello specifico) e che, durante la Resistenza, conobbe François Mitterand, il quale, probabilmente non a caso, ha nominato Ambasciatore di Francia nel 1981 proprio Stéphane Hessel.

Anche Hessel ha partecipato alla Resistenza e anche lui era di origine ebrea (sebbene i genitori si erano convertiti al luteranesimo). In più, è stato prigioniero di guerra e deportato nel campo di concentramento di Buchenwald.

Il primo, iscritto al Partito comunista francese, ne sarà espulso per le sue posizioni anti staliniste.
Il secondo, sebbene favorevole alla nascita dello Stato ebraico, sostenne successivamente la causa palestinese e per questo fu accusato di antisemitismo.

La caratteristica che contraddistingue entrambi è in fondo la capacità di essere indipendenti, di non adagiarsi su facili posizioni, di non cercare il consenso a tutti i costi.

Insieme hanno scritto un libro “Il cammino della speranza“, oltre a un altro libricino che non è ancora arrivato in Italia (“Entretiens avec Nicolas Truong, Ma philosophie et dialogue avec Edgar Morin“, l’Aube, 2013),  ma che ho avuto modo di acquistare e leggere alcune settimane fa.

Certo, non mancano le critiche sia per l’uno che per l’altro, come è normale che sia quando si raggiunge una discreta fama.

Di Morin,  amato dal grande pubblico e odiato dall’ambiente accademico, per esempio si è scritto che le sue idee non sono altro che “fumose e inconsistenti teorie sulla complessità” e sull’olismo o che la sua è solo una “vulgata patetica”.

Certo manca di quella rigorosità formale che tanto piace ai vari professori e, dal mio punto di vista, non va a suo favore lo scrivere sulle stesse tematiche, il continuo rilasciare interviste e la sua onnipresenza in convegni e tv.

Per Hessel, il problema non si pone nemmeno, essendo un diplomatico e non un filosofo, si è limitato a ribadire i valori della Resistenza, giustizia, libertà e progresso per tutti: cose in fondo abbastanza scontate (ma che a volte non fa male ripetere).

Non voglio però parlare di teorie, di sistemi, di lotta tra fautori e distruttori di accademismo di genere. Vorrei soltanto sottolineare come, nonostante la veneranda età, Morin e Hessel in maniera combattiva non si rassegnano alle ingiustizie e all’imperfezione umana.

Il loro messaggio fondamentale è “non arrendetevi”, “non date tutto per scontato”, “abbiate il coraggio di ribellarvi”, “non fate vincere l’indifferenza”.

Sulla ribellione e sulla rivolta ci sarebbe da scrivere molto (e come non citare Albert Camus per esempio o Ortega y Gasset) ma anche questo non è nell’intento di un piccolo articolo e per di più estivo.

L’invito alla non indifferenza, che in Morin si incrocia con la necessità di comprendere la complessità della vita (lasciando ogni settorializzazione della conoscenza a vantaggio dell’interdisciplinarietà delle scienze umane), è quanto mai valido per un’Italia sempre più assonnata, distratta, avvolta nell’apatia, culturalmente morente.

“Auguro a tutti voi, a ciascuno di voi di avere un vostro motivo di indignazione. È inestimabile (Hessel) L’atteggiamento peggiore è l’indifferenza, dire “ non posso farci nulla, mi arrangio.” Dicendo questo, si perde una componente chiave, quella che ci rende umani. Una componente indispensabile: la facoltà di indignazione e l’impegno che ne consegue”.

Sebbene Morin affermasse: “La saggezza ha bisogno di temperanza ma anche di eccessi” (“La via. Per l’avvenire dell’umanità”, pag. 246) ed Hessel fosse, senza compromessi o esitazioni, pacifista.

Nel libro leggo che Hessel fu colpito da una frase di Apollinaire “la Speranza è violenta” scritta proprio così, con la s maiuscola, e così ho pensato di riportare anche la poesia da cui è tratta.

Il ponte Mirabeau
di Guillaume Apollinaire (mia traduzione)

Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
e i nostri amori
dovrei ricordarlo
la gioia veniva sempre dopo il dolore

Venga la notte suoni l’ora
i giorni se ne vanno e io rimango

Le mani nelle mani restiamo faccia a faccia
mentre sotto
il ponte delle nostre braccia passa
degli eterni sguardi l’onda così stanca

Venga la notte suoni l’ora
i giorni se ne vanno e io rimango

L’amore se ne va come quest’acqua corrente
l’amore se ne va
come la vita è lenta
e come la Speranza è violenta

Venga la notte suoni l’ora
i giorni se ne vanno io rimango

Passano i giorni e passano le settimane
né il tempo passato
né gli amori ritornano
sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna

Venga la notte suoni l’ora
i giorni se ne vanno io rimango

Le Pont Mirabeau

Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Et nos amours
Faut-il qu’il m’en souvienne
La joie venait toujours après la peine

Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure

Les mains dans les mains restons face à face
Tandis que sous
Le pont de nos bras passe
Des éternels regards l’onde si lasse

Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure

L’amour s’en va comme cette eau courante
L’amour s’en va
Comme la vie est lente
Et comme l’Espérance est violente

Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure

Passent les jours et passent les semaines
Ni temps passé
Ni les amours reviennent
Sous le pont Mirabeau coule la Seine

Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure.

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