Raccontano, ma senza insistere troppo sulla realtà del fatto, che, per celebrare solennemente Victor Hugo, fu organizzata nel palazzo dell’Eliseo una gran festa, alla quale parteciparono, recando il loro omaggio, rappresentanze di tutte le nazioni.
Nel salone del ricevimento il grande poeta stava in posa solenne, statuaria, con il gomito poggiato al bordo di un caminetto.
I rappresentanti delle nazioni si facevano avanti tra il pubblico e presentavano il loro omaggio al vate di Francia.
Un usciere, con voce stentorea, via via li annunciava:
“Monsieur le Représentant de l’Angleterre!”.
E Victor Hugo, con l’intonazione di un tenore drammatico, guardando in su, diceva:
“L’Angleterre! Ah, Shakespeare!”
L’usciere seguitò:
“Monsieur le Represéntant de l’Espagne!”.
E Victor Hugo:
“L’Espagne! Ah, Cervantes!”.
L’usciere:
“Monsieur le Represéntant de l’Allemagne!”
E Victor Hugo:
“L’Allemagne! Ah, Goethe!”
Fu poi la volta di un ometto grassoccio, tozzo, dal passo maldestro.
L’usciere esclamò:
“Monsieur le Represéntant de la Mésopotamie!”
Victor Hugo, che fino a quel momento era rimasto imperterrito e sicuro di sé, sembrò vacillare. Le pupille, ansiose, fecero un gran giro all’intorno, quasi a a cercare in tutto il cosmo qualcosa che non trovava. Ma presto fu chiaro che aveva trovato e che tornava a essere padrone della situazione. E infatti, con lo stesso tono patetico, con non minore convinzione, rispose all’omaggio del tondo rappresentante e disse:
“La Mésopotamie! Ah, l’Humanité!”.
Ho riferito l’aneddoto con lo scopo di dichiarare, senza la solennità di Victor Hugo, che io non ho mai scritto, né parlato, per la Mesopotamia, e che non mi sono mai rivolto all’Umanità.
Questa consuetudine di parlare all’Umanità, che è la forma più sublime, e perciò più spregevole, della demagogia, fu instaurata verso il 1750 da parte di intellettuali fuorviati, ignari dei propri limiti, che, essendo e per mestiere gli uomini del dire, del logos, se ne sono serviti senza rispetto né precauzioni, senza rendersi conto che la parola è un sacramento da amministrare con delicatezza.
[Brano tratto dal “Prologo per i francesi”, La ribellione delle masse, José Ortega y Gasset, SE Edizioni, 2001]